La gara più dura al mondo mai come quest’anno mantiene fede alla sua fama. A farne le spese è stato anche il portacolori dell’ R-XTeam, costretto al ritiro prima della partenza della quarta tappa per un guasto al Man prototipo con cui era in gara.
Casto (Brescia), 15 gennaio 2021 – La dura legge della Dakar non perdona. Ma forse sta anche qui il suo incredibile, ammaliante fascino. Ne sa qualcosa il pilota e navigatore di Salò Mauro Grezzini che in questo 2021 ha avuto il suo battesimo del fuoco nel rally-raid più duro e famoso al mondo.
L’occasione era arrivata con la proposta dell’amico Loris Calubini – veterano della gara alla sua decima esperienza – di far parte in ruolo di navigatore dell’equipaggio che assieme all’altro dakariano Paolo Calabria avrebbero portato in gara un “mastodontico” camion MAN TGA Prototipo dotato di un motore 6 cilindri di 12.800 cc turbo elaborato in grado di erogare circa 800 cavalli ed in corsa per i colori dell’Orobica Raid.
Il prologo e le prime tappe sono praticamente servite sia per rodare il mezzo che l’equipaggio, un piccolo brivido arrivava comunque già sulla seconda tappa, quando mezz’ora dopo la partenza il loro MAN ha avuto un problema ad una barra del telaio, più preoccupante è però stato il sibilo sentito arrivare dalla turbina al chilometro 220, causato fortunatamente solo da una fascetta allentata.
In ogni caso le cose sono apparse chiare fin da subito per il portacolori dell’R-XTeam: “Tutti mi dicevano: vai tranquillo per le prime prove, saranno abbastanza soft, poi vedrai che ti abitui e prendi il ritmo. Solo che se questo era solo l’inizio ho iniziato a preoccuparmi ed a pensare veramente che questi sono fuori di testa! – inizia a spiegare Grezzini – poi parlando con gli altri equipaggi e sentendo i commenti di molti veterani ho capito che questa sarebbe stata un’edizione durissima, in tanti fin da subito si sono lamentati della difficoltà del percorso.”
Già la terza tappa ne è stata una prova lampante di quello che è stata la Dakar di quest’anno, con l’equipaggio del MAN #527 così come molti altri in gara, che si sono ritrovati ad affrontare numerosi passaggi tecnici e circa 60 chilometri di dune al buio in pieno deserto mettendo immediatamente a dura prova uomini e mezzi.
Purtroppo per Grezzini ed i suoi compagni di equipaggio la Dakar ha presentato subito il suo amaro conto: “Mentre stavamo per entrare sulla quarta tappa ci siamo accorti di avere una balestra rotta – spiega il salodiano – il ricambio l’avevamo, ma il tempo necessario per la sostituzione ci avrebbe portato fuori tempo massimo e così siamo stati costretti al ritiro, un vero peccato.”
Poche prove, ma sufficienti per carpirne il fascino ed essere ammaliati da questa gara dalle tinte quasi mistiche: “E’ la gara delle gare! – esordisce – solo quando sei in corsa capisci realmente il suo fascino e la sua durezza. E’ un evento che riesce a portare al limite uomini e mezzi come nessun altro, ma che poi sa ripagarti con emozioni, rapporti umani e paesaggi incredibili, in alcuni momenti ti sembrava realmente di essere dentro un panorama da cartolina, incredibile.”
Proprio la durezza della gara quest’anno, fin da subito, ha raccolto molte critiche anche da dakariani di lunga data che possiamo dire ne hanno viste di tutti i colori (di sabbie e rocce): “E’ chiaro e lampante che è negli interessi degli organizzatori scremare fin da subito gli equipaggi – spiega – con i ritmi che ha raggiunto la gara dover “perdere tempo” con i mezzi in ritardo che si perdono o che sono fermi durante la notte per loro è un problema logistico enorme. Oramai è impensabile partire per la Dakar dicendo mi interessa solo arrivare. Logicamente quello è l’obbiettivo che sta alla base di tutto ma puoi farlo solo con un team ed un’assistenza di primo livello e carica di ricambi, altrimenti è impensabile. I ritmi sono pazzeschi, devi per forza avere una mentalità da gara, ed i veicoli oramai di conseguenza sono come non mai portati sempre più al limite, devi avere mezzi veloci ma al contempo robustissimi: basti pensare per esempio che in una prova abbiamo affrontato 60 chilometri di pietraie, e parliamo di massi, non sassi, da affrontare ai 5 chilometri orari. Qui sei in gara, in una gara durissima lunga due settimane. Non per niente non esiste nulla come la Dakar.”
Proprio parlando della durezza della Dakar torniamo un attimo all’esordio di Grezzini avvenuto con un camion, non proprio il mezzo che viene in mente pensando ad una corsa: “Da quello che ho potuto vedere penso che sia il modo più difficile di prendere parte alla gara, devi innanzitutto essere sempre molto attento nella guida, è tutto molto più macchinoso: con le auto o con le moto se sbagli un passaggio il più delle volte riesci a venirne fuori, con il camion se ti va bene ti insabbi e resti bloccato, se ti va male ti capotti. Sotto l’aspetto fisico poi è molto, molto più dura, sopratutto perchè si dorme pochissimo: ci è capitato di concludere le prove anche ben oltre la mezzanotte, si dormiva qualche ora e poi bisognava ripartire. Incredibili poi i camion che si giocano la vittoria, possiamo dire che sono delle WRC enormi! Sotto l’aspetto della navigazione – conclude Grezzini – tutto sommato mi sono trovato bene, fortunatamente grazie alla grande esperienza dei miei compagni dove non arrivavo io arrivavano loro.”
La cosa che comunque gli è più rimasta nella mente al primo approccio nel deserto è stata un’altra: “Prendere le dune con un camion è impressionante! Arrivi in cima a dune alte anche 30 metri e ti ritrovi a saltare nel vuoto, incredibile. Le prime volte fa impressione poi ci si abitua, ma per dare l’idea dei salti che affrontavamo spesso all’atterraggio addirittura il camion si impennava con il posteriore”.
Grazie alla sua ventennale esperienza nei rally è molto interessante il confronto che l’alfiere dell’R-XTeam può fare tra i due mondi: “L’ambiente alla Dakar è splendido, sono tutti amici sia che sei un ufficiale che un privato. Tutti si danno una mano, c’è un clima che oramai si è perso da anni nei rally di casa nostra. Alla Dakar sono dei veri “animali da gara” vedi una passione ed una voglia di correre incredibile, emozionante. Parlando di tecnica di guida, nei rally è tutto un pronti via e devi dare il massimo, alla Dakar se vogliamo è ancora più difficile perchè i ritmi sono sempre più serrati ma al contempo devi capire che la gara dura due settimane e non puoi sempre dare il cento per cento perchè così non arriveresti mai. Basta vedere l’età media di chi è al vertice della classifica nelle auto, è bello che per essere competitivi oltre al piede conti molto anche l’esperienza. Se pensiamo che nei rally a trent’anni hanno il coraggio di considerare un pilota già vecchio…”.
La domanda finale ora è d’obbligo: Mauro, la rifarai la Dakar? “Sì! – risponde senza esitazione, poi ci pensa un attimo e prosegue – lo spero proprio. Mi piacerebbe moltissimo tornarci, quando hai fatto la Dakar poi guardi tutto il resto con altri occhi. E’ chiaro che però bisogna farlo con tutti crismi necessari, come dicevo prima non puoi più pensare di partire “all’avventura” non andresti molto lontano. Dobbiamo però già muoverci, perchè tra pochi mesi aprono le iscrizioni per l’edizione del 2022!.”
Conclude tra un sorriso e la speranza di tornare ad essere di nuovo al via di una delle ultime grandi Avventure moderne.